Ricevere l’esenzione IMU è possibile quando si parla di prima casa ma solo laddove sussistano specifiche condizioni, altrimenti va pagata.
A chiarire questo elemento, che spesso fa cadere in grande confusione i proprietari, è stata la Corte di Cassazione che ha stabilito così alcuni elementi che possono essere veramente d’aiuto per coloro che si trovano ad avere un primo immobile e non sanno bene come gestire questione tassazione.
Il problema è che tutti sanno che l’IMU va pagata dalla “seconda casa” quindi sostanzialmente non quella che viene usata come residenza primaria, dove il soggetto vive. Effettivamente la legge a grandi linee è questa ma ci sono dettagli a cui prestare attenzione.
Infatti in Italia viene offerta la possibilità di scindere la propria residenza dal domicilio e dalla dimora abituale. Sono tre fattispecie diverse, con pro e contro, di cui spesso non si conoscono le conseguenze. Una persona può risiedere in una casa ma avere il domicilio in un’altra casa e poi la dimora abituale ancora altrove.
Un soggetto che ha un immobile come prima casa in cui però non figuri la sua residenza anagrafica sarà quindi tenuto al pagamento dell’IMU anche se questa non è la seconda casa. Infatti la Corte di Cassazione, con sentenza 19684/2024 ha chiarito che l’esenzione relativa all’IMU dell’abitazione è subordinata unicamente alla residenza anagrafica, quindi è questa che ha valore, né domicilio né dimora abituale sono ritenute fattispecie considerevoli di attenzione.
Questa condizione potrebbe presentarsi ad esempio laddove due coniugi risiedano stabilmente insieme ma nella vita pratica in due case separate, magari per questioni di lavoro e si incontrino solo il fine settimana. La legge a tal riguardo dice che è possibile avere l’esenzione IMU se hanno due immobili di proprietà ma questo vale comunque laddove la residenza anagrafica degli stessi e la dimora abituale coincidano.
Quindi solo perché in Italia ci sono queste diverse condizioni tra residenza, domicilio e dimora abituale non è detto che possano essere utilizzate le voci a proprio piacimento per richiedere le esenzioni sulle tasse. L’agevolazione vale solo se c’è residenza anagrafica per l’immobile per cui viene richiesta esenzione. Quindi i due coniugi che possiedono due immobili possono fare richiesta per 2 case a patto che uno abbia la residenza nella casa 1 e che l’altro abbia la residenza nella casa 2, anche se poi il domicilio o la residenza abituale è congiunta.
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