In caso di debiti con l’INPS è bene conoscere i tempi di prescrizione così da non doverli pagare: quando scatta e per quali tipi di debito?
In termini giuridici la prescrizione è descritta come il lasso di tempo entro il quale una persona o un ente può far valere un diritto nei confronti di terzi. Trascorso questo periodo (che può variare di situazione in situazione), tale diritto decade.
La prescrizione di applica ad esempio ai debiti o ai crediti (attenzione a quelli con buoni fruttiferi postali), quindi sia che si debbano versare delle somme, sia che si debbano riscuotere. Nel caso di un bonifico errato, per esempio, si può chiedere la restituzione della somma da parte di chi l’ha indebitamente ricevuta per un periodo massimo di 10 anni, trascorsi i quali l’esigibilità decade.
La prescrizione si applica dunque a debiti di entità più o meno vasta. Poniamo ad esempio il caso di debiti con l’Agenzia delle Entrate o con l’INPS. Prima di preoccuparci inutilmente e restituire le somme richieste, impariamo dunque a controllare i termini di prescrizione.
Prescrizione INPS: passato quanto tempo non sei più tenuto a pagare i debiti?
Così facendo potremmo scoprire di non essere più sottoposti all’obbligo della restituzione. Non è raro, infatti, che l’INPS invii comunicazioni in cui si chiede di restituire delle somme indebitamente ricevute o non versate, ad esempio pensioni o contributi.
Non sempre, però, si è tenuti a saldare i propri debiti. Come con l’INPS, così anche con l’Agenzia delle Entrate. Ma andiamo con ordine: nel caso delle cartelle esattoriali la prescrizione scatta dopo 5 anni. A tal proposito bisogna inoltre considerare che un recente decreto legislativo ha stabilito il discarico delle cosiddette cartelle inesigibili per il 2025.
Per quanto riguarda l’INPS, invece, possono verificarsi vari casi. In quello di mancato versamento dei contributi, ad esempio, l’ente può esigere la somma dovuta entro un massimo di 5 anni, trascorsi i quali scatta la prescrizione. Per quanto riguarda le somme percepite indebitamente, invece, questo termine si allunga fino a ben 10 anni.
Attenzione, però, perché il alcuni casi la prescrizione INPS può essere sospesa e dunque il debito può diventare esigibile per molti più anni rispetto a quanto ci aspettiamo. Tra gli elementi che sospendono la prescrizione possiamo annoverare: richiesta di pagamento o avviso di addebito. In altre parole quando l’INPS comunica un insoluto il conteggio per la prescrizione riparte da zero.
Anche la rateizzazione può sospendere la prescrizione, una volta fatto ricorso a questo strumento, dunque, è inutile attendere la prescrizione, poiché essa non sarà più prevista. In generale, dunque, è bene informarsi in modo preciso sulla prescrizione e sui suoi termini, così da non incorrere in gravi sanzioni.