L’onda turistica è sempre pronta a selezionare nel modo migliore le proprie destinazioni. Il tutto anche di fronte a una città fantasma.
L’abitudine di seguire la scia del turismo mainstream rappresenta qualcosa che man mano può essere sempre più essere considerata superata. Chiaramente il fascino dei più prestigiosi e amati luoghi d’interesse resiste, ma in modo parallelo continua a crescere l’attenzione per situazioni e contesti che probabilmente, solo qualche anno fa, non si sarebbero considerati nel modo in cui lo si fa oggi. Un esempio, può arrivare, per esempio dal Borgo di Roghudi, in Calabria. Una vera e propria città fantasma.
Cosa può spingere un turista a visitare una borgo antico completamente disabitato? Un qualcosa che potrebbe anche provocare un certo timore, in un certo senso. Il fascino del contesto completamente nuovo, turisticamente parlando, forse, la possibilità di confrontarsi con qualcosa che è rimasto cosi come quando, molti anni prima, viveva una condizione completamente diversa. Un motivo preciso, c’è alla base dell’abbandono della località in questione. Una storia, secondo molti davvero affascinante.
La storia di questo specifico contesto è di quelle che possono risultare, al di la di tutto, più che mai interessanti. Fino al 1971, il Borgo di Roghudi contava circa 1650 abitanti, vivendo, però, una condizione molto particolare. Costruito in una località della Calabria, molto piovosa, questo piccolo centro ha subito, nel tempo, non pochi danni casati dalle alluvioni. L’ultimo evento del genere è avvenuto proprio nel 1971, quando in due giorni, la quantità di pioggia precipitata ha rappresentato l’equivalente di quanto, da quelle parti, solitamente di quanto piovuto in un anno.
Morti, dispersi e il paese letteralmente isolato per troppo tempo. Il 16 febbraio del 1971, l’allora sindaco Angelo Romeo, provvede a firmare l’ordinanza attraverso la quale impone lo sgombero di tutte le famiglie presenti sul territorio. L’indicazione comunale venne chiaramente accolta dai cittadini che, di fatto, si spostarono presso l’attuale Roghudi, spostata a valle in un territorio allora concesso dl comune di Melito Porto Salvo. Alcuni cittadini, però, nonostante tutto ignorarono l’ordinanza, tra questi gli anziani, più di tutti legati al vecchio territorio d’appartenenza.
Due anni dopo un altra alluvione segnò la definitiva evacuazione del vecchio paese, con gli abitanti, tutti, di fatto, costretti ad abbandonare le proprie case. Il Borgo di Roghudi, ha origini molto antiche, costruito a 527 metri sul mare, su una enorme roccia al centro della fiumara Amendolea, territorio caratterizzato da monti e dirupi, dal destino, di certo, non sempre fortunato. Gli eventi successivi, di certo, hanno confermato tale specifica tendenza.
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